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Ursula Jost in "Q" di Luther Blisset.



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Non pago di leggere





















Molte leggi che stanno per essere approvate e molte di quelle già passate mi lasciano perplessa, per non dire indignata. Questa mi sembra proprio l'ennesimo schiaffo in pieno volto, con risatina finale: vi è un'ipotesi del prestito bibliotecario a pagamento, trovate molte informazioni e il form per aderire all'iniziativa, all'indirizzo


Non pago di leggere - Biblioteca di Cologno Monzese


L’ Unione Europea ha aperto un procedimento di infrazione contro alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, “colpevoli” di non aver introdotto la remunerazione degli autori e degli editori per i prestiti effettuati in biblioteca. E’ una misura che si inscrive in un quadro generale di attacco al diritto di leggere e di consumare cultura, musica, informazione. Già la cosiddetta EUCD, con le leggi di armonizzazione derivate, aveva pesantemente limitato le possibilità del diritto di copia e aveva introdotto la logica del consumo a scadenza dei prodotti (così, d’ora in avanti, chi acquisterà un e-book, un sw, un cd, un dvd, non avrà mai la certezza di poterlo utilizzare a distanza di anni o cambiando lettore, computer, palmare: è la civiltà dell’”inchiostro simpatico”, come è stata simpaticamente definita).

Anche se non dovesse sortire effetti immediati, la procedura europea ha già ottenuto il risultato di far considerare oggi plausibile ciò che fino a ieri sembrava inconcepibile. Dovremo dunque far pagare i prestiti in biblioteca per ridistribuire royalties agli editori e (in piccola parte) agli autori? Dovremmo sottrarre al già risicato budget di acquisto delle biblioteche pubbliche una quota per il pagamento dei diritti alla SIAE (come è successo per le fotocopie) magari proporzionale al numero di iscritti (come in Francia) o dei prestiti, con il risultato encomiabile di punire le biblioteche più attive ed efficienti? Dovremmo addossare allo stato la spesa, configurando una indiretta tassa sulla lettura, un equivalente moderno della tassa sul macinato?

Tutte queste soluzioni sono ugualmente indigeste. Le biblioteche hanno un’altra concezione del diritto d’autore: esistono e combattono perché gli autori (non solo quelli dei bestseller) siano conosciuti, letti, amati.Perché possano essere conosciuti, letti e amati anche dopo essere spariti dagli ostensori del mercato, dove rimangono per una vita media di soli sei, sette mesi. Le biblioteche hanno un’altra concezione del diritto d’autore: investono in catalogazione, promozione, stoccaggio per permettere agli autori di raggiungere i loro lettori.

Con i livelli di lettura che esistono in Italia e che sono tra i più bassi d’Europa l’eventualità dell’introduzione del prestito a pagamento rappresenta un suicidio annunciato.

Per questo la biblioteca di Cologno ha inteso raccogliere la preoccupazione di molti bibliotecari, di molti lettori e di molti autori (e anche di qualche editore!) e unirsi ai colleghi spagnoli che in una contemporanea manifestazione a Guadalajara protestano contro “el préstamo de pago” (con loro avremo un collegamento in videoconferenza). E’ un’unità transnazionale di cui vogliamo sottolineare il valore simbolico e “pratico”. Le biblioteche sono un grande scaffale aperto per l’editoria e per la libertà di informazione. Della loro opinione, vogliamo dire sommessamente ma decisamente, occorrerà tenere conto. A differenza di quanto è accaduto in passato.

(Tratto dal Sito http://www.biblioteca.colognomonzese.mi.it/prestitogratuito/index.php)


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